Németon di febbraio - Le vie degli dèi

sabato 23 febbraio 2013

 

Le Vie degli Dèi:

il mito come traghettatore, dall’identità biologica all’identità divina
 

“Occorre farsi portatori consapevoli del proprio mito

e danzare in armonia con esso”

Selene Calloni

Noi siamo i nostri miti.

Da sempre essi raccontano la storia dell’uomo; da sempre, narrandola e rinarrandola, essi la generano e la rigenerano, perpetuandone il pàtos che la caratterizza.

Gli dèi sono le forze che agiscono nel mito, le stesse che abitano le nostre vite e che ci collegano alle potenze naturali.

Per questo i miti continuano a possederci, pur spogli della loro originaria carica religiosa.

La forza primigenia del mito agisce dunque costantemente dentro di noi:

e le divinità che in esso si celebrano, chiedono di essere riconosciute.

Non riconosciute, esse si impossessano delle nostre vite, spingendoci a reiterare le stesse azioni, spesso funeste,

che il mito narra e che noi, inconsapevolmente, ripetiamo.

Anche gli organi del nostro corpo sono dèi. E sono anchesì molto arrabbiati, tanto che...

...“gli dèi rimossi sono divenuti malattie.”

J. Hillman

“Gli dèi sono infedeli e illogici, bugiardi, imprevedibili, egocentrici;

non sono nulla di ciò che è accettabile dalle regole della buona condotta che professa la società civile...

perciò abitano in luoghi selvaggi, sulle alte vette dei monti”

Selene Calloni

“I miti sono modelli per comprendere come vivere”

Christopher Vogler

Le strutture e gli archetipi universali presenti nei miti e nelle favole,

sono le stesse ricorrenti in tutte le vicende umane.

Proprio grazie alla presenza di queste strutture, lo spettatore può

identificarsi con la vicenda narrata ed appassionarsi ad essa.

Occorre farsi “portatori consapevoli del proprio mito”

e danzare in armonia con esso.

Gli avi possono svelarci i simboli mitici che abitano la nostra psiche. 

 

“Interrogando il mistero che ci abita, i miti aiutano a scoprire la verità dentro di noi,

traghettandoci dalla nostra identità biologica, alla nostra identità divina”
A. de Souzenelle

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