E' la vecchia vicenda narrata dal mito: il rifiuto di Prometeo di piegarsi alla volontà di Zeus evoca tale questione paradigmatica. Chi persegue la conoscenza e la verità e cerca di comprendere il mondo in virtù di queste forze, non comanda: non può affatto comandare!
Sempre in riferimento al mito di Prometeo, il Potere, rappresentato da Zeus, infligge al Sapere (Prometeo) un dolore perpetuo, insopprimibile: la ferita lacerante provocata dal rapace che gli divora il fegato (il suo coraggio e la sua forza... ma anche la sua VISIONE!!, o capacità di Visione, che il fegato, come organo eterico rappresenta, nella sua "fisiologia psichica"). Questa però, durante la notte, si rigenera... Non può, in realtà, essere affatto annientata!
Il sapere, quello vero, è frutto di visione interiore e non può pertanto essere "immesso dall'esterno"; esso è indissolubilmente legato alla SAGGEZZA, e al desiderio di impegno non egoico ma altruistico.
Ecco che, nel mito, esso diviene la ferita/simbolo della safferenza che il sapere (vero) porta sempre dentro di sè, prezzo della sua indipendenza e, insieme, della sua impotenza.
Da parte sua il potere (esteriore ed autocratico), invece, vive comunque sempre roso (ed invisibilmente "eroso") dal sospetto e dalla perenne paura di essere tradito, se non addirittura esautorato. Per questo cerca di "rubare" la visione di potere-saggezza rispetto alla quale è esautorato.
L'inconciliabilità tra potere e sapere è "frutto di una concezione non sacrale degli ordinamenti. In un ordinamento sacrale, che è mitico-rivelativo, il potere e il sapere sono tra loro conciliati, fin dall'inizio, poiché non ci sono nemmeno le premesse di un loro contrasto". Giuli Maria Chiodi, Propedeutica alla simbolica politica.
progetto "Medicina dei Significati": counseling, shiatsu e Medicina Tradizionale Cinese, addestramento Hara, floriterapia, gruppi di crescita personale.
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